giovedì 28 gennaio 2010

Kit di sopravvivenza

Beh, visto che sto per partire per un bel viaggetto attraverso remoti paesaggi giungleschi, ho pensato bene di scrivere un po' a proposito del parkour su lunghe distanze o parkour planetario.
Questo tipo di spostamento potrebbe rientrare nel gruppo "lunghe distanze/esplorazione" (dal post sull'utilità): le cose più importanti sono, quindi, la pianificazione, la tecnica di sopravvivenza e l'intelligeza sociale.
Senza tediarvi troppo con la concettualizzazione, passo alle questioni pratiche. Il kit di sopravvivenza. Avevo già accennato all'importanza di quest'oggetto, ed in questi mesi ho progettato e realizzato il mio personalissimo kit. Ricordate comunque che io non sono un medico e, sebbene mi sia fatto consigliare da medici esperti e viaggiatori di professione, tutto ciò che leggete io lo sperimento sulla mia pelle a mio rischio e pericolo.



  1. Provetta di plastica (ad Amsterdam conteneva uno spinello :)) contenete 3 chiodi da 6 cm e una lama da taglierino (ci si possono costruire un arpione, inneschi per trappole, ripari.. la lametta può servire per il pronto soccorso)
  2. Kit di ami da pesca con ami di diverse grandezze e una bella matassina di filo di nylon resistente
  3. Betadine per potabilizzare l'acqua (in boccetta da collirio), 4 gocce per L di H20 limpida, lasciar decantare mezz'ora, oppure 8 gocce per L di H20 torbida, decantare per 1 ora. Inoltre ci si disinfettano le ferite (in viaggio è molto più importante disinfettarsi che quando ci si allena sotto casa)
  4. Matita, si sa mai che si vuol scrivere una poesia.. emergenza!
  5. Kit cucito con aghi di diverse grandezze, spille da balia e una matassa di una decina di metri di robustissimo e sottilissimo filo di nylon
  6. Silica Gel, per assorbire l'umidità nella scatoletta
  7. Filo elasticizzato per stendere il bucato con mollettine
  8. Tubetto di gomma, per bere da un buchino
  9. Bustina impermeabile con un foglio di carta, garze sterili e un cerotto formato famiglia
  10. Elastico per capelli
  11. Fischietto
  12. Bussola
  13. Tanica di emergenza (un sacchetto di plastica da inserire nel tappo tagliato di una bottiglia di plastica, con elastico per fissarlo)
  14. Kit fuoco (sempre dentro una di quelle provette di plastica di Amsterdam): candelina, fiammiferi antivento e antiacqua.
  15. Superficie riflettente per segnalazioni
  16. Medicinali con indicazioni sintetizzate e plastificate: Formistin (antistaminico), Dissenten (diarrea), Tachipirina (febbre, influenza) e Azitromicina (un antibiotico ad ampio spettro per le emergenze)
  17. Scatola pronta per il viaggio, confronto per dimensioni con occhiali per il cinema 3d (ho visto Avatar)

lunedì 18 gennaio 2010

Antica sostanza per nuove forme

Questo video ha partecipato alla rassegna Walls and Borders, all'interno del Festival del Cinema di Torino 2009 ed è stato realizzato da una collaborazione tra Andrea Zambelli, Andrea Salimbene e me.
Il corto non si pone come obiettivo quello di rappresentare il Parkour nel suo svolgimento motorio. Piuttosto il tentativo è stato quello di mostrare, attraverso una sorta di percorso metaforico,  la tensione verso l'automiglioramento, la crescita personale ed il superamento degli ostacoli. Ciò che rende il parkour una disciplina.
Il montaggio e la regia hanno quindi privilegiato il trasporto emotivo e l'estetica a discapito dell'obiettività che a me sta tanto a cuore.. questo video è quindi totalmente al di fuori delle mie norme sull'etica nei video di parkour. Spero che non me ne vogliate e che possiate capire come, nella realizzazione di un video con questo particolare e arduo intento, io abbia dovuto trovare delle mediazioni.
La scelta di utilizzare l'Hagakure di Tsunemoto non è stata casuale, questo testo è sempre stato per me fonte di ispirazione e per la sua natura sintetica ed epigrafica si prestava perfettamente allo scopo. Dalla scelta del testo al titolo: per quanto possa cambiare la forma del contenitore, la sua utilità rimane nel fatto che è vuoto.
Buona visione.

http://www.youtube.com/watch?v=p3NIgzO0in8


lunedì 11 gennaio 2010

Feticismo, consumismo, utilitarismo e le scarpe

Ci sono differenti modi di vederla, la "questione scarpe". In generale ci si divide in due fronde, quelli tecnici e quelli minimalisti. I tecnici investono in scarpe che abbiano un buon grip, una buona capacità ammortizzante e un po' di stile (che non guasta mai) mentre i minimalisti argomentano che la scarpa da parkour deve costare poco ed essere solo una protezione per il piede (che, in realtà, dovrebbe essere nudo). Generalmente i minimalisti optano per le kalenji (Decathlon), alcuni più per moda che per una scelta di campo; i tecnici invece spaziano dalle Airake (K-swiss) alle ultime Mizuno da corsa, alle Salomon, sempre alla ricerca delle migliori prestazioni.

Lo ammetto, io sono un tecnico. Però ho delle buone argomentazioni, concedetemi il beneficio del dubbio.

La mia concezione del parkour è quella di una disciplina ampia, sempre in allenamento. Cerco di praticarlo d'appertutto, con tutte le condizioni meterologiche, provo dei movimenti anche quando sto andando al bar (o, più complesso, quando sto tornando). Quindi il mio approccio, in questo frangente, si scontra con una visione più frammentata tipo "mercoledì e venerdì parkour dalle 16 alle 18". Ecco, quindi, che la "scarpa da parkour" diviene un concetto un po' vago dal momento che cerco di avere ai piedi, sempre, delle scarpe che possano essere efficienti in un ampio spettro di situazioni (che non so quando potrebbero verificarsi). Non posso quindi affidarmi ad una scelta minimalista che ridurrebbe il campo di utilizzo al solo evento parkour. Così la mia scelta ricade, almeno ultimamente, su scarpe da trail running che si adattano a quasi qualsiasi situazione, dalla neve alla spiaggia, dalla serata sballona all'esame universitario. Per quanto riguarda i tecnici che si prendono delle buone scarpe da running, dico buona scelta ma possibile poca aderenza se si esce dalla città. Per quanto riguarda i tecnici che prendono le Airake (o altre scarpe esepressamente da parkour), dico molto male: benino sull'asfalto, molto male fuori.

Ora, per chi è interessato, butto lì qualche info utile..
  • Tenere d'occhio questi siti: La Sportiva, Salomon, Asics, Adidas, Mizuno, Runners world. Soprattutto in Runners world trovate numerose recensioni delle scarpe da trail running. Consiglierei anche New Balance ma in Italia c'è poco mercato.
  • Date un'occhiata anche qui, anche se non condividiamo proprio la stessa visione.
  • Prendersi parecchio tempo per girare i vari negozi di sport o superstore e provare, provare e riprovare le scarpe.
  • Attenzione alla composizione della suola, niente inserti di plastica rigida.
  • Purtroppo ho scarse indicazioni su quali siano i migliori brevetti in fatto di suola ammortizzante, quindi fate le vostre prove.
  • Cercare un buon rapporto peso-qualità della suola
  • Tomaia forata per la traspirazione e gore-tex impermeabile.
  • Punta protettiva.
  • La scarpa vi deve piacere, sennò ci saltate male (rimandi alla questione dell'immagine corporea e prestazioni, psicologia dello sport).
  • Zompate sui saldi o sulle scarpe della stagione passata (risparmio anche del 30-50%).
  • Occhio a non prendere delle scarpe per pronatori se siete supinatori o viceversa (cosa cavolo è un pronatore? e supinatore?)


ps: io mi sono appena preso le LaSportiva Wild Cat della stagione passata. Sto anche intraprendendo un eseprimento: ho preso la versione da donna (pianta più sottile) per vedere se, col tempo, si allargano meno di quelle da uomo. Farò sapere..

sabato 2 gennaio 2010

Utilità parte 2 di 2

Entriamo più nel dettaglio ora, parlando dell'utilità durante lo spostamento propriamente detto.

Come ho accennato nel post precedente, deve essere ben chiaro quale è il fine dello spostamento se si vuole ragionare in maniera precisa (quantomeno pertinente, via) sull'efficienza delle tecniche. Inoltre la tipologia di ambiente nel quale ci si sposta e il grado di conoscenza dello stesso, influenzeranno non poco la scelta dei movimenti.
Ecco quali saranno i parametri (ovviamente ho dovuto schematizzare). Ambiente conosciuto o sconosciuto. Tipi di spostamento: inseguimento/fuga, spostamento rapido/medie distanze, lunghe distanze/esplorazione, spostamento furtivo. Gruppi di tecniche: Corsa/marcia, arrampicata/wallrun, salti orizzontali/di precisione, salti verticali/roll, tic-tac, vault.
Rimangono escluse alcune tecniche come i cat, le planche, il turnvalut e l'equilibrio in quanto le considero facenti parte di altre tecniche (la planche, per esempio è solo la chiusura di un wallrun, così come il turnvault è l'attacco di un salto verticale). Altre escluse sono il nuoto (!?) e il laché, per la loro trattazione ostica.

Grado di conoscenza dell'ambiente
  1. ambiente sconosciuto*spostamento rapido: le combinazioni come vault+cat, vault+precision diventano inutilizzabili, in quanto non si ha il tempo di calcolare le distanze. Un insapettato aiuto lo riceviamo, in città, da alcune standardizzazioni.. Infatti la distanza tra due corrimano in generale è uguale a Milano come in Ungheria, cosa che può tornare utile. Diventa fondamentale la rapidità di calcolo e l'applicazione dei nostri limiti ai vari problemi.
  2. ambiente conosciuto: nel proprio ambiente si può azzardare di tutto, tentando di confondere l'inseguitore in una situazione di fuga o sprecando parecchia energia in un vault che sappiamo essere particolarmente utile in una situazione di spostamento spedito.
Tipo di spostamento
  1. fuga/inseguimento: grande utilità possono avere movimenti di virata rapida come i tic-tac. In generale quando si scappa o si insegue l'unica cosa che conta è la velocità, a discapito totale della resistenza, quindi saranno molto utili anche i vault. Probabilmente lo spostamento durante una fuga è l'espressione più alta del parkour, tutte le tecniche sono applicabili e possono fare la differenza.
  2. spostamento rapido/medie distanze: qui, al contrario, movimenti come i vault e i tic-tac, diventano controproducenti (date una leggiucchiata qui, se non ci credete ;)) mentre i salti e i wallrun possono tornare molto utili, facendoci risparmiare sforzi maggiori.
  3. lunghe distanze/esplorazione: a questo livello la tecnica cessa di essere importante e diventano molto più utili altre qualità come il senso dell'orientamento, le capacità di sopravvivenza, la propria intelligenza sociale e la pianificazione (credo che scriverò un post interamente dedicato al parkour trans-continentale nei prossimi mesi)
  4. spostamento furtivo: in questa tipologia di spostamento non conta molto la portata delle tecniche (quanto lontano salto) quanto, piuttosto, la padronanza delle stesse: diventa importante eseguire ogni tecnica con il massimo controllo per essere silenziosi. Tuttavia sarà soprattutto la capacità di visualizzare dei percorsi nascosti o inusuali ad essere importante.
Tipo di ambiente
  1. ambiente naturale: teniamo presente che praticamente non esistono piani ortogonali, quindi tutte le tecniche di precisione perdono importanza in favore di una certa elasticità. In realtà tutti i "confini" delle tecniche sfumano. Ovviamente gli ambienti naturali sono i più disparati, conseguentemente la scelta tecnica sarà diversa: dalla parete rocciosa alla giungla.
  2. ambiente urbano: consente un approccio più schematico, l'applicazione di tecniche a determinate situazioni.

    Rileggendo il tutto mi sembra una massa caotica di informazioni pressapochiste.. non molto meglio di tutte le altre volte che si è parlato di efficienza nel parkour. Spero si apprezzi il tentativo di entrare un po' nel dettaglio. L'obiettivo rimane quello di promuovere la riflessione, certo non di svelare qualcosa.