venerdì 17 maggio 2013

Sulla competizione, di getto..

Negli ultimi dieci anni tante bocche hanno succhiato dal guscio del parkour la polpa che nascondeva. Anche io ho contribuito a succhiare, non posso e non voglio elevarmi a giudice senza macchia: da quando ho cominciato ad insegnare ho accettato diversi compromessi, il più grande dei quali quello di insegnare in cambio di denaro. Non ho però accettato qualsiasi compromesso che mi sia stato proposto, almeno questo va riconosciuto.

Non sono tanti gli elementi davvero rivoluzionari del parkour: la profondità con cui certi praticanti vi si approcciano non è una caratteristica tipica della disciplina, che ne definisce la natura. Si può torvare lo stesso trasporto in un alpinista, in un centometrista o in un cuoco (già lo dissi una volta). Quindi, cosa davvero lo definisce? Cosa lo rende unico?

Lo definisce il fatto di essere un sistema di allenamento basato sull'interazione con l'ambiente in tutte le sue forme, mirato al miglioramento (attraverso la "sfida") della propria capacità di muoversi, nel senso più ampio e profondo del termine. Questo aspetto libero e selvaggio, sebbene naturalmente intriso di quell'autodisciplina cui ogni animale delega la sua sopravvivenza, è ciò che caratterizza il parkour.
Volete utilizzare questa definizione per asserire il vostro diritto a fare quello che vi piace perchè "il parkour è libertà"? Fatelo, ci perdete voi a non scendere più giù di così..

A renderlo raro, invece, è la sua storia. Nato come una pratica mistica al di fuori del mercato, ha resistito trent'anni accusando solo alcuni colpi e mantenendo intatto quello che qualcuno chiamava "lo spirito del parkour". Ora invece barcolla: competizione dopo competizione, brand dopo brand.

Che il nostro sistema di valori stia crollando non è una novità, un amico lo ha scritto molto chiaramente l'anno scorso. Il parkour sta vivendo una situazione molto simile a quella del freeclimbing negli anni ottanta. Alimentata negli anni sessanta da un gruppo di praticanti che conducevano uno stile di vita hippy, allenandosi duramente e confrontandosi solamente con la roccia, l'arrampicata libera venne successivamente veicolata verso le grandi competizioni internazionali, privilegiando il rapporto agonistico e la competizione tra le persone invece che il viaggio della sfida per la conquista della vetta. Ad oggi sia le competizioni di arrampicata libera sia il "freeclimbing mistico" convivono.

Quindi: volete fare le vostre gare di parkour? Fate pure, non posso impedirlo. Sembra che nemmeno tutti gli spiriti forti possano o vogliano più proteggersi dalle competizioni e questo mi amareggia moltissimo.
Io però rimarrò all'opposizione insieme a tanti altri praticanti, più di quanti se ne vedono su youtube. Il tentativo è quello di conservare gli aspetti davvero rivoluzionari di questa pratica, senza i quali il parkour non è diverso da uno sport freestyle. 
Riusciremo a dimostrare che il parkour e i suoi praticanti sono un'eccezione in questo mondo di sport postmoderni? E a dimostrare che la sola pratica, la tensione all'automiglioramento e all'esplorazione dei propri limiti sono motivi sufficienti per aggregare una comunità e per mantenere viva la motivazione? E, infine, a dimostrare che essere forti significa anche guardare lontano e non accettare proprio tutte le condizioni che il sistema sociale, politico ed economico in cui siamo immersi tende ad imporci?

Perseverare come onde nella pratica e nella divulgazione della disciplina in tutti i suoi aspetti, anche quelli nascosti.




PS: Non per appellarmi alle norme (quello che conta è la sostanza), tuttavia alcuni anni fa è stata accettata a larga maggioranza in seno a UISP una definizione di parkour che riporto qui sotto, per chi l'avesse dmenticata o non la conoscesse.. 


  • Il Parkour / Freerunning / Art du Deplacement è una disciplina fisica non competitiva il cui obiettivo è di rendere il praticante in grado di muoversi liberamente attraverso e oltre qualsiasi tipo di terreno utilizzando a tale scopo solo le capacità del proprio corpo, principalmente attraverso la corsa, i salti, l’arrampicata e i movimenti in quadrupedia. Di fatto si concentra sullo sviluppo degli attributi fondamentali necessari per tali movimenti, tra essi forza funzionale e resistenza, equilibrio, propriocezione, agilità, coordinazione, precisione controllo e creatività.
  • È uno sport che incoraggia l’auto-miglioramento su tutti i livelli, rivelando i limiti mentali e fisici di ciascuno e simultaneamente offrendo un modo per superarli. È un sistema per allenare la mente e il corpo al fine di essere il più possibile funzionali, efficaci e liberi in ogni ambiente.
  • Questo sport mira a promuovere sicurezza, determinazione, auto-disciplina e auto-stima, e l’assunzione di responsabilità delle proprie azioni. Incoraggia l’umiltà, il rispetto per se stessi, per gli altri e per l’ambiente che ci circonda, l’espressività, lo spirito di comunità e l’importanza del gioco, della scoperta e della sicurezza.