domenica 21 giugno 2009

Idee sull'etica del video di Parkour

E' un po' di tempo che mi sto documentando per scrivere di questa faccenda, ho toccato argomenti come le teorie della comunicazione di massa, l'etica nella rappresentazione audiovisiva, gli effetti sociologici dei media. L'argomento è a dirpoco vasto e decisamente esterno a quelle che sono le mie competenze. Ho quindi rinunciato all'idea di scrivere una sintesi dei miei pensieri, decidendo di entrare subito nel merito della questione senza collegarmi direttamente alle fonti. Lascio, quanto meno, un elenco di riferimenti per chi volesse approfondire le varie questioni.
Secondo la cultivation theory, l'offerta mediale "coltiva" continue rappresentazioni del mondo sociale e di certi suoi aspetti (consumo, stratificazione sociale, certi valori, violenza) producendo una distorsione. Sembra che al giorno d'oggi siano i media il principale canale attraverso il quale viene determinata la cultura. La cultura: sistema di messaggi e immagini che regolano e riproducono le relazioni sociali. Ci educa ai ruoli di genere, classe, attitudine; ci offre modelli di conformità o ribellione; provvede a classificare le diverse personalità. E’ il metodo simbolico con cui noi organizziamo le nostre idee sull’esistenza: cosa è importante e cosa non lo è, che cosa è buono o cattivo... Ci aiuta ad interpretare ciò che stiamo sperimentando (da questi appunti sulla sociologia dei media).

Ora quello che voglio dire, in parole povere, è che la nostra generazione vive immersa in un ambiente in cui i media coltivano massimamente alcuni aspetti (poichè sono questi aspetti che alzano l'indice) delle attività che rappresentano come, ad esempio, la spettacolarità o l'estremo. Questi modelli di rappresentazione vengono interiorizzati e replicati quando siamo noi a produrre un filmato. Ovviamente questa pratica porta ad una distorsione dell'attività rappresentata che porta al cambiamento dell'attività e dell'approcio alla stessa (e tutto ciò si propaga a macchia d'olio). Ecco quindi che il Parkour (inteso qui come insieme di Parkour, Freerun e Art du Deplacement) che parte dal concetto di percorso finisce per diventare una catena di trick il più spettacolare possibile. Eccone un esempio:



Per fronteggiare questo problema propongo un insieme di norme; sia per invitare i registi a seguirle nella produzione di un video che per farsi un'idea sulla "correttezza" dei filmati che visioniamo. Voglio chiarire, comunque, che questo elenco ha senso solo per interpretare i filmati che hanno come obiettivo la rappresentazione del parkour (prerequisito: una certa base comune su cosa esso sia) e non, per esempio, per la video-art o la fiction.

In fase di ripresa:
  • privilegiare piani ampi a dispetto di piani stretti
  • evitare il più possibile obiettivi distorcenti come fisheye o grandangolo
  • privilegiare i piani-sequenza
In fase di montaggio:
  • usare il minimo di tagli possibili
  • evitare di tagliare l'inizio e la fine di un movimento
  • evitare di modificare la velocità
  • evitare di montare simulando un percorso, a meno che il traceur non l'abbia realmente realizzato
  • utilizzare il suono diretto
Altro:
  • dichiarare in quante sessioni è stato accumulato il materiale e la durata di ciascuna sessione
  • dichiarare quante volte è stato ripreso ogni movimento prima di ritenersi soddisfatti
  • dichiarare se i movimenti sono stati eseguiti per la prima volta o sono noti


Per qualche esempio di osservazione di video di parkour si veda qui.

6 commenti:

Lune ha detto...

A proposito di fonti.
Vorrei mettere in discussione la seconda. È notevole che per fare la tua dimostrazione, tu abbia scelto una fonte cosi "soggettiva". Mi spiego:
"un flusso audiovisivo compatto, coinvolgente, in grado di contagiare lo spettatore, rendendolo partecipe emotivamente". Questa è una definizione del montaggio molto significativa. Si rifesrisce a quanto pare al montaggio dei videoclip. Proprio quello che un video di parkour non dovrebbe essere, vero? L'alternativa (quindi qualsiasi filmato che non sia un videoclip?) sarebbe "una banale operazione di “taglia e incolla”.
Ora, un video di parkour cerca di coinvolgere lo spettatore emotivamente?

Per il resto, la descrizione dei concetti Eisensteiniani sono giusti, ma limitati.
Per affronttare la questione bisogna tornare ad un altro russo: Kulechov. Il primo che sottolineo l'influenza del montaggio sulla percezione dell'immagine.

http://www.youtube.com/watch?v=grCPqoFwp5k&feature=related

La base del suo ragionamento è: qualsiasi piano influisce su quello successivo o precedente. Lo dimostro montando in parallelo il piano del viso inespressivo di un attore a dei piani soggestivi come quello di una donna seducente o di un cibo appettoso. Il viso rimane sempre lo stesso, ma lo spettatore, proiettandosi, li attribuisce delle emozioni e quindi delle espressioni faciali.

Cosi lo spettatore, proiettandosi, ricrea da solo il percorso che pensa abbia fatto il traceur, oppure immagina l'altezza del salto. Oppure addirittura quello che ha provato. Ovviamente poi è il modo di riprendere che è responsabile della metà di questo fenomeno. Un piano stretto lascia poco spazio reale e quindi più spazio immaginario. Il "fuori-campo" è l'immaginario dello spettatore.

Poi aggiungerei altro: il "mickey-mousing". L'effetto inventato dalla Walt Disney che pensa la musica come diretta illustrazione del movimento. Ad ogni movimento la sua nota.

http://www.youtube.com/watch?v=jkhxjzc9uuE&feature=PlayList&p=8376AF9E2833B8C6&index=0

Ma questo effetto è andato ben oltre Walt Disney:

http://www.youtube.com/watch?v=A-CbllwxFHI&feature=PlayList&p=8376AF9E2833B8C6&index=5

Si, qualsiasi scena di combattimento possiede il suo brano musicale che consente di sottolineare la rapidita di un colpo o la sua potenza.

Ora, aggiungere una musica a delle riprese di movimento influisce obligatoriamente sulla percezione dello stesso movimento. Perché la musica ha un ritmo, cosi come la corsa...

Cosi, aderisco alle norme sopra elencate.

Aggiungo comunque che non è tanto questione di spettacolarità, ma di messa in scena.

gato ha detto...

ciao lune, grazie per il commento che aggiunge parecchi spunti di analisi..

Per quanto riguarda il tuo primo appunto, ho citato quella fonte proprio perchè sottolineava il montaggio come un processo di coinvolgimento (attivo) e non di neutro "taglia-cuci". Così si capisce molto meglio perchè bisogna stare attenti al montaggio, perchè cambia la percezione di quello che vediamo (vedi giustamente Kulechov).

Diavolo, il mickey-mousing.. questo meriterebbe un post tutto suo! è proprio vero che la musica ha un potere inceredibile: visioniamo del materiale registrato a caso, senza musica non ha senso, con una linea di bassi, già, sembra un racconto surreale. incredibile. Si, magari in futuro penserò ad un post su sta questione in particolare..

Grazie mille per aver aggiunto del senso!

g

tiamotiodio ha detto...

Che discorsi interessanti, devo prendermi del tempo per leggere tutte le fonti.

Intanto dico la mia: un video che voglia solo mostrare cos'è il Parkour nel modo più neutro possibile è giusto che segua le indicazioni che tu hai dato, che mi sembrano corrette. Ma io credo che c'è sempre una ricerca artistica e di coinvolgimento emotivo in ogni video (anche a volte in maniera inconscia a causa della cultura mediatica che influisce sulle nostre rappresentazioni mentali e non), e dunque scelte divergenti rispetto alle tue linee guida.

Inoltre, credo che si cerchi sempre di esprimere qualcosa, e quei video a cui hai dato un voto maggiore dal tuo punto di vista, sono stati girati in quel modo perché così rispecchiano la visione del traceur o del montatore/regista. Così come il video che hai postato in questa pagina mostra lo spirito goliardico e spettacolare (non mi viene la parola giusta, scusate) del freerun.

gato ha detto...

beh, hai stra ragione, c'è sempre una ricerca artistica più o meno cosciente, ma (e questo è il punto di vista che assumo) se vogliamo portare il parkour ad uno stato superiore all'auto celebrazione con vido strafighi, dobbiamo farci delle domande più profonde sulla tecnica, sull'utilità, su come migliorararci.. tutte queste domande non possono trovare risposta in un video che non sia stato fatto correttamente. Poi io stesso non sempre rispetto le linee guida, tra un mesetto uscirà un video che ho girato con un amico per il festival del cinema di torino, non ha nulla di etico, ma il suo scopo è di cercare di parlare di una filosofia, non del lato tecnico del parkour.

Riassunto della questione: credo che ci sia bisogno di un approccio più scientifico alla produzione dei video, in quanto principale strumento di condivisione. Credo, inoltre che un approccio più scientifico nei video porti, di pari passo, ad un approccio più serio e rigoroso all'analisi dei movimenti e, infine, all'applicazione e diffusione di una disciplina come la nostra.
:)

tiamotiodio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
tiamotiodio ha detto...

Capisco quello che intendi e hai ragione. Ma un approccio del genere dovrebbe venire dai più bravi al fine di permettere agli altri di imparare, ma in realtà a parte i tutorial (che per la loro dichiarazione esplicita di video di insegnamento sono un discorso a parte) non vedo da parte di nessuno questa volontà di insegnare. è sempre la voglia di fare i fighi, mostrarsi e rivedersi che prevale, e purtroppo ne sono contagiato io stesso che non vedo l'ora di girare un video (nonostante non abbia un caxxo da mostrare viste le mie scarse capacità). Qundi, morale della favola: ci aspettiamo tutti dei bei video da parte tua :-D